LA NUOVA
Domenica 16 gennaio 2005

Storia e geografia nel sito di Osilo

OSILO. Rinnovato nella grafica e nella strutturazione complessiva, il sito di Osilo (www.osilo.it) si è arricchito nell’ultimo periodo di un nuovo spazio, che completa il discorso iniziato qualche tempo fa con il ‘Viario” dedicato ai nomi delle strade del paese. Si tratta delle ‘Località”, un elenco completo e dettagliato – spesso con una breve spiegazione a fianco – dei nomi delle regioni, dei fiumi, dei nuraghi e di tutto ciò che emerge nel territorio di Osilo.
Un elenco ricavato dalle carte dell’Igm – spesso però corrette e integrate – che comprende ben 231 definizioni, e che costituisce un piccolo archivio per conoscere regioni storiche, origini, curiosità, finora affidate alla memoria dei più anziani.
L’elenco è compilato secondo un ordine rigorosamente alfabetico, ma per ciascun nome, oltre alla traduzione o alla spiegazione del significato, vengono fornite le coordinate delle carte dell’Igm, per cui risulta facile per chiunque individuare con precisione le zone in cui quelle località si trovano. E sono tante le piccole scoperte e le curiosità che, scorrendo l’elenco, si possono soddisfare. Quanti sapevano, ad esempio, che ‘Giagari” può derivare da ‘giagaru” (cane da caccia), o che ‘Sa Patada” possa indicare, come per il comune di Pattada, un ‘luogo eminente dal quale lo sguardo spazia in un ampio orizzonte”? Ci sono i nomi più facili, che per un sardo risultano di comprensione immediata: ‘Badde pedrosa” (Valle pietrosa), ‘Bia’e carru” (Via del carro), ‘Campu’e parma” (Campo delle palme), ‘Iscala ruja” (Scala rossa), ‘Montiju’e sonnu” (Collina del sonno), ‘Pala enistra” (Pendio delle ginestre), ‘Pedras de fogu” (Pietre di fuoco), ‘Sa pala’e sa fae” (il pendio delle fave), ‘Sa raighina” (la radice), ‘Su laccheddu” (il truogolo). E ci sono i nomi più astrusi, che neppure l’autore del lavoro (che non è firmato, ma che viene attribuito, cosi come il ‘Viario”, a Franco Manca, collaboratore anch’egli della Nuova) cerca di tradurre: ‘Birisone” (ma non potrebbe derivare da ‘Barisone”?), ‘Brenaghe”, ‘Calvarida”, ‘Carocarza” (in altre zone della Sardegna da ‘Corrugare”, trasportare col carro), ‘Crastivosu”, ‘Fioranu”, ‘Lores”, ‘Malida”, ‘Monte Ottòlu”, ‘Peigone”, ‘Solaru”, ‘Truvunittu”, ‘Usedda”. C’è poi l’ampio capitolo dedicato alle località che derivano il loro nome dalle chiese e dai santi in esse venerati, chiara testimonianza del grande radicamento che la fede cristiana ebbe in tutto il territorio. Sant’Antoni, una delle tre colline del Tuffudesu, con in cima la sua chiesetta; Sant’Ilariu, Santa’Ittoria (‘e sa rocca), Santa Caderina, Santa Giusta, Santu Chirigu, Santu Giuanne, Santu Giuanne’ezzu, Santu Larentu (la frazione di San Lorenzo sarebbe sorta sulle rovine della medioevale Gutoi, prendendo il nome del suo santo patrono, a seguito della costruzione dei mulini idraulici che sfruttavano le acque del rio omonimo affluente del Silis), Santu Marcu, Santu Pedru’e’Idrighinzos (a 400 metri da questa sorgente, che alimentò il primo acquedotto di Sorso, ci sarebbe stato un cenobio di benedettini e un un borghetto detto Trecingle da cui Bidrighinzos), Santu Pedru’e giosso, Santu Pedru’e su littu, Santu Pedru’e Unnari. L’elenco si chiude con le località non citate nelle carte, ma stranote agli osilesi: Capurru, Fustesarvos, Giustinana, Laros, Nughes, Nuzzu, Paliacciu, S’acquedotto, S’Istevene, Sa Funtanedda, Salatu, Santu Martine, Su Legadu.

Mario Bonu